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Il mistero degli asintomatici: oscillano tra il 20-60% dei casi

Infettivologia Redazione DottNet | 24/03/2020 19:40

Prime stime su Veneto e Lombardia. Dati letalità calerebbero. Per le cure a casa niente antivirali. I medici denunciano, istituzioni cambino norma. Raro anche l'ossigeno

Potrebbero oscillare fra il 20% e il 60% dei casi reali, ma nessuno sa ancora di preciso quante siano le persone che, pur avendo l'infezione da coronavirus, non hanno sintomi e di conseguenza non fanno il tampone, restando in questo modo una realtà sommersa e sconosciuta. Conoscerne il numero sarebbe importante per avere un'idea più realistica delle dimensioni dell'epidemia in Italia e lo sarebbe stato soprattutto nella fase iniziale. Soprattutto dopo l'identificazione dei primi casi, infatti, perché individuare le persone senza sintomi ma in grado di trasmettere l'infezione avrebbe permesso di rintracciare coloro con cui erano state contatto, aiutando a rallentare la diffusione.

A stimare il numero degli asintomatici in Italia sono due ricerche condotte in Lombardia e in Veneto, dalle quali emergono due stime purtroppo lontane fra loro: il 20% nel primo caso e del 60% nel secondo. "E' possibile che in Lombardia ci sia una stragrande maggioranza di asintomatici", ha rilevato l'infettivologo Massimo Galli, dell'Ospedale Sacco e dell'Università Statale di Milano. "Verosimilmente - ha aggiunto - in questa area geografica c'è una parte enorme di persone infettate, si parla di moltissimi pazienti non registrati" e "non ritengo si tratti del 20%, considerando quello che vediamo ogni giorno". D'altro canto le analisi relative alle sequenze genetiche fatte dallo stesso gruppo di ricerca di Galli hanno indicato che il coronavirus SarsCoV2 circolava in Lombardia già a partire dal 25 gennaio.

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Che siano possibili casi positivi e asintomatici lo ha detto anche il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, che non esclude che il loro numero possa essere elevato: "anche tra i miei collaboratori sono stati identificati tre casi asintomatici", ha detto nell'aggiornamento quotidiano dei dati epidemiologici. Impossibile calcolare il numero degli asintomatici senza una base statistica, ma si può intanto ottenere una stima dei casi reali in Italia, ossia delle persone con sintomi anche molto lievi, come quella che li indica fra 250.000 e 500.000. I dati pubblicati nella pagina Facebook 'Coronavirus - Dati e Analisi Scientifiche', sono stati elaborati dal fisico Federico Ricci Tersenghi, dell'Università Sapienza di Roma. L'analisi, secondo cui i casi reali sarebbero da 5 a 10 volte superiori rispetto a quelli accertati con il tampone, è la prima a basarsi sul numero dei tamponi verificati dall'Istituto Superiore di Sanità.

"Non c'è in questa elaborazione la stima relativa alle persone asintomatiche", ha precisato il ricercatore; il 20% calcolato dalla Lombardia e il 60% indicato dal Veneto andrebbe quindi aggiunto al totale dei casi reali. La stima di 500.000 casi è realistica anche per il responsabile dell'epidemiologia nella task force coronavirus della Regione Puglia, Pier Luigi Lopalco, docente di igiene dell'Università di Siena. "È probabile- ha osservato - che ci siano circa 500.000 casi positivi, ma passati inosservati perché con sintomi lievi o totalmente asintomatici": una percentuale "sovrapponibile anche negli altri Paesi, ma va detto che in qualunque sistema di sorveglianza è riportata solo la punta dell'iceberg". Alla luce di queste cifre l'indice di letalità in Italia si riduce sensibilmente, scendendo fino a valori compresi fra l'1,4% (se i casi fossero 5 volte più numerosi) e lo 0,7% (nello scenario peggiore, con un numero di casi 10 volte superiore a quelli accertati).

Le cure a casa: le proteste di Anelli

Curare migliaia di pazienti con polmonite da Covid-19 in quarantena a casa senza poter usare gli antivirali e le stesse terapie previste in ospedale è un dramma nel dramma. Ne sanno qualcosa i 600 medici di famiglia di Bergamo che seguono le persone isolate nel loro domicilio e possono trattarli solo con antibiotici, paracetamolo e farmaci anti-malaria che però ormai non si trovano più nelle farmacie. Così come è diventato raro recuperare bombole di ossigeno, di cui i malati di polmonite hanno un disperato bisogno. La norma vigente infatti non consente di usare gli antivirali nelle terapie a casa, che infatti si possono trovare solo nelle farmacie ospedaliere.

Ma - spiegano i medici di famiglia - è un controsenso perché migliaia di contagiati con la polmonite sono in isolamento domiciliare e "nelle zone più colpite dal Coronavirus non hanno accesso agli ospedali perché mancano i posti letto". A lanciare l'allarme e a chiedere l'immediato intervento delle istituzioni è il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli con una lettera all'Istituto Superiore di Sanità, all'Agenzia del farmaco e al Consiglio superiore di Sanità. Anelli chiede un intervento immediato affinchè vengano fornite ai medici linee guida univoche e protocolli terapeutici da seguire sul territorio: "Chiediamo che vengano predisposti in tempi rapidissimi o comunque si approvino quelle esistenti". "Bisogna fare le terapie antivirali a casa, già prima che i pazienti con polmonite diventino gravi", dice Paola Pedrini, medico di famiglia a Bergamo e segretario per la Lombardia della Fimmg.

"L'idrossiclorochina (antimalarico) ormai è diventata introvabile nelle farmacie della Lombardia e sappiamo che non ci saranno forniture a breve - aggiunge - adesso usiamo degli antibiotici per evitare che si sommino altre infezioni, ma da soli non bastano a combattere il virus. Qui la situazione è davvero drammatica" Nella città lombarda martoriata dal Covid-19 i pazienti sono a migliaia chiusi in casa anche se con polmonite non lieve, e sono pazienti di tutte le età, compresi gli almeno 1.800 trentenni che hanno contratto il virus nonostante la giovane età e nessun'altra patologia. "Noi chiamiamo i pazienti - continua Pedrini - monitoriamo la situazione, controlliamo la situazione dell'ossigeno nel sangue quando hanno in casa un saturimetro. Ma se si tratta di andare a fare visite a domicilio, solo chi di noi medici ha i dispositivi di sicurezza individuale lo può fare".

E sui saturimetri torna il presidente nazionale del Sis 118 Mario Balzanelli che chiede a gran voce che ai pazienti con Covid venga assolutamente garantito l'apparecchio che consente di capire l'andamento della malattia: "Il riscontro improvviso di valori inferiori al 92% negli anziani e al 95% nei più giovani deve imporre l'immediata valutazione sanitaria alla Centrale Operativa 118", spiega. Balzanelli inoltre invoca un immediato cambiamento dei protocolli: "Aver indicato, come criterio di ospedalizzazione la comparsa di affanno (dispnea), non potendosi concepire che siano sufficienti febbre e tosse per ricoverare i pazienti, ha esposto le persone infette a regime di isolamento domiciliare ed al supporto terapeutico esclusivamente a base di paracetamolo, al catastrofico progressivo peggioramento della funzionalità polmonare. Ma - conclude - quando compare la dispnea, il danno strutturale e funzionale del polmone è assai avanzato".

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